Nonostante molti miei cari
colleghi si ostinano a non voler mischiare la politica nazionale con la loro
professione, per una non meglio precisata distinzione tra il lavoro che
svolgono e le politiche di governo, io mi muovo "ostinatamente" esattamente
nella strada opposta. Se il paese si trova in questo stato è proprio perché
continuiamo a vedere le cose solo per specificità, volutamente spinte dal
sistema per dare l'impressione della iper specializzazione, di fatto facendo
perdere il sincretismo e la globalità dell'essere umano nel suo conteso totale economico sociale. Le prove di quanto affermo sono da ritrovarsi
nella cultura neoliberista imposta all'europa ed in maniera più stringente all'Italia
da un modello americano che è lontano dalla nostra cultura e dalle nostre
tradizioni. Mi riferisco al modello Regan-Taccher di liberalizzazioni, di svendite, di privato
è bello e funziona, di smatellamento sistematico dello stato, di competizione
spinta, di profitto per il profitto, di modelli economici a crescita infinita,
ecc che stanno danno proprio in questi
tempi il risultato della loro inconsistenza e fallimento. Infatti sono modelli
che favoriscono una società solo per pochi ricchi mentre tutti gli altri vivono
nell'illusione di poter raggiungere quello stato ma di fatto morendo di ignoranza,
di mala sanità, di precariato, di lavoro per mantenere quel modello imposto. In
Italia dal dopo guerra in poi e più precisamente da metà degli anni ottanta c'è
in atto un processo di snellimento e smantellamento dello stato a favore delle
multinazionali, delle corporation, con conseguenza diretta che le classi
socialmente deboli non sono più tutelate da nessuno. Il cosiddetto welfare è
praticamente sparito salvo rare eccezioni. Lo smantellamento di uno stato
comincia nel distruggere la scuola e la formazione, più hai un popolo ignorante
più gli potrai far credere qualsiasi cosa, sopratutto quando il ruolo della
verità viene delegato completamente ai mezzi di informazione di massa ed in
particolare la televisione nel suo completo assetto in mano alle logiche
neoliberiste. Ma andiamo all'argomento che ha fatto scattare in me l'ennesima rabbia
il decreto Letta n76/2013 aumenta del 10% le multe per le
contravvenzioni in materia di sicurezza. Ora la maggior parte della popolazione
con il cervello inzuppato nell'alcol del neoliberismo da oltre 50 anni penserà
subito che è una cosa buona inasprire le sanzioni. Naturalmente è inutile dire
che è la cosa più sbagliata al mondo da fare sotto il processo educativo inasprire
le pene, ma è difficile far passare questo concetto oltre al fatto che uno
stato che sulla costituzione ha a cuore la formazione e la salute si preoccupi solo di curare, ormai da anni,
solo l'aspetto repressivo, e non quello educativo e di prevenzione. Dietro la
scelta di quel decreto c'è solo una motivazione di carattere puramente
finanziario (neanche economico), ossia continuare a togliere soldi dal mercato
(anche della sicurezza) per pagare gli interessi ai banchieri centrali al fine
di rispettare i parametri (assurdi e fasulli) che ci impone l'Europa del fiscal
compact, ma del resto se il popolo nemmeno comprende che i trattati di Maastricht,
Lisbona e Mes, che si sono stati imposti con la forza senza nemmeno consultare
il popolo italiano cosa possiamo pretendere? Ci continueremo a prendere in giro
dicendo: "Non mischiamo la politica con la sicurezza". La sicurezza
ha necessità di investimenti seri e non tagli e repressione, cosa che con
governi neoliberisti (di ogni colore) rimane solo un bel progetto teorico ma di
efficacia nulla. Lo continuerò a dire in ogni sede che la sicurezza ha
necessità di politiche keynesiane che investano sul territorio "moneta
sovrana" per una seria organizzazione della cultura della sicurezza
affidata nuovamente al ministero del lavoro e non ad improvvisati enti
bilaterali di dubbia preparazione di stampo neoliberista che operano a proprio
sentire. Un piano nazionale di comunicazione ed informazione che passi per le
scuole di ogni ordine e grado e per le televisioni nazionali con continue
ripetizioni. Se si avesse reale interesse per la sicurezza, il martellamento
dovrebbe avere la stessa potenza di fuoco che realizzano quando fanno le
campagne elettorali per intenderci. Purtroppo intorno alla "non sicurezza"
c'è un florido mercato di interesse anche statale, a cominciare proprio dalle irregolarità delle aziende in "materia
di sicurezza".(ed in crisi economica il primo costo che viene tagliato e
propri quello della sicurezza) Uno stato
che per obbligo della Troica si deve comportare come una SPA ci guadagna più
con le irregolarità delle aziende che non con la loro regolarità. Ormai è
risaputo per esempio che le multe stradali nei comuni sono diventate una voce
di bilancio solida e irrinunciabile per
le casse comunali. Nessuno però riflette sulla equazione che a questo punto diventa
regolare e naturale l'irregolare. Ossia all'economia serve più quello che
commette le infrazioni che non l'automobilista modello. Ripeto siamo troppo drogati
di neoliberismo che abbiamo fatto l'abitudine a molte di queste aberrazioni e
la costituzione (già malata di suo all'origine) si sta rivoltando nella tomba perché
è già morta almeno sotto l'aspetto sociale. Giuseppe Turrisi
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