La figura del CSP è una figura talmente importante che spesso non esiste e che non viene utilizzata eppure ha un grande peso per quello che è la sicurezza. La prevenzione è una attività che si fa prima pre-venire ed in ambito edile, civili ed industriale cosa avviene prima della fase realizzativa se non la progettazione. Il problema è che anche il progettista (Architetto, Ingegnere, Geometra, Perito) ha sempre pensato alla parte specialistica sena mai avere la visione complessiva dell'opera sopratutto sotto il profilo della sicurezza. Spesso per l'idea malsano di innovare a tutti i costi perché abbiamo l'obsoloscenza programmata nella tesa si inventano soluzione che per quanto possano essere belle e affascinati sotto il profilo della sicurezza producono delle situazioni ad al rischio. Per questo motivo la sicurezza dovrebbe essere materia di ogni curricolo formativo. Non esiste l'opera da realizzare da una parte e la sicurezza dall'altra ma esiste solamente l'opera da realizzare in maniera sicura. Il coordinatore della sicurezza in fase di progettazione serve proprio ad immaginare l'esecuzione dei lavori, di tutte le fasi lavorati al fine di eliminare, ridurre ogni eventuale rischio possa presentarsi dopo nella fase esecutiva. Spesso questa fase preliminare di progettazione del CSP viene saltata a piè pari rimandando tutto al CSE (Coordinatore per la sicurezza in fase esecutiva) il quale spesso deve fare dei miracoli proprio per l'inesistenza della fase preliminare. Diventa spontaneo capire che il CSP non può che essere un CSE di lunga esperienza poiché nella fase di coordinamento per la progettazione deve essere in grado di far convergere le varie discipline ingegneristiche e sopratutto avere chiaro come fare evolvere nel "tempo" e nello "spazio" tutte le varie fasi della costruzione dell'opera.
Una delle attività più consistenti del CSP e quella di immaginare tutto il processo del cantiere con le varie fasi producendo planimetrie del cantiere, relazioni diagrammi (gantt) manuali, prescrizioni il PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) che diventa il canavaccio per la regia del cantiere, la gestione degli spazzi, la viabilità, gli ingressi pedonali e carrabili, le zone di stoccaggio, gli impianti di cantiere, le forniture di cantiere, le baracche, i servizi igenici, ecc, ma questa è una delle cose più evidenti anche in letteratura. La parte più delicata certamente è quella delle fasi di lavorazione che si susseguono ma spesso si accavallano si intersecano, si sospendono e poi riprendono, un gioco di incastri che bisogna conoscere non si può certamente improvvisare.
Una delle attività più consistenti del CSP e quella di immaginare tutto il processo del cantiere con le varie fasi producendo planimetrie del cantiere, relazioni diagrammi (gantt) manuali, prescrizioni il PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) che diventa il canavaccio per la regia del cantiere, la gestione degli spazzi, la viabilità, gli ingressi pedonali e carrabili, le zone di stoccaggio, gli impianti di cantiere, le forniture di cantiere, le baracche, i servizi igenici, ecc, ma questa è una delle cose più evidenti anche in letteratura. La parte più delicata certamente è quella delle fasi di lavorazione che si susseguono ma spesso si accavallano si intersecano, si sospendono e poi riprendono, un gioco di incastri che bisogna conoscere non si può certamente improvvisare.
Spesso nei calcoli si sommano fasi che hanno interferenze tra attività e quindi tra squadre e tecnici che sono all'origine di molti danni (spezzettamento dell'appalto). Una esperienza non inferiore a cinque anni pieni potrebbe essere quasi sufficiente ad assolvere (oltre al corso di abilitazione) tale mansione. Non basta il coordinatore nel fare incrociare le varie discipline (scavi, strutture, rivestimenti, impianti, ecc) deve valutare la reale fattibilità dell'opera con mezzi d'opera "normali", ed opere provvisionali che non prevedano improvvisazioni dell'ultima ora. Non basta ancora c'è un aspetto che spesso viene sottovalutato sopratutto dagli architetti (non me ne vogliano) che è la manutenzione dell'opera ad edificio ultimato. Non a caso il legislatore prevede l'istituzione, oltre al PSC, del Fascicolo dell'Opera, perché non basta creare un ponte alto, un torre bellissima curva, serve dire anche come poter manutenerlo nel tempo. Infatti ad opera finita non ci sono più gru, ne ponteggi, ne niente, spariscono tutte le opere provvisionali (in quanto provvisorie) allora in fase di progettazione (non certo di esecuzione) è necessario prevedere come manutenere l'opera senza dovere, per esempio, riaffrontare i costi di un ponteggio, una gru ecc. Spesso quando si acquista una casa si pensa che il condominio con più appartamenti e più piani sia una costruzione più dozzinale "standard" rispetto ad unità abitative più contenute (poche unità abitativi), o che il costo sia più contenuto in quanto ripartito su molti, non è mai cosi. L'opera più complessa prevede sempre manutenzioni più complesse. Purtroppo l'Italia non ha una grande cultura preventiva della sicurezza sotto questo aspetto e questi problemi non sono ricadono su chi amministrerà poi quella costruzione, ma addirittura verranno scoperti man mano che l'edificio verrà vissuto con le classiche situazioni che succedono con il "senno del poi".
Per esempio la fune di sicurezza sui tetti o sui terrazzini o i relativi ganci non vengono mai previsti. Questi vanno assolutamente preventivati ed installati in fase di costruzione, installarli dopo è un rischio enorme. Un ultima considerazione va fatta sulla questione che spesso i professionisti un po' troppo "so tutto io" fanno una fatica enorme a lavorare in team e ancora meno con un coordinatore per la sicurezza che con una solida esperienza di cantiere boccia tutte le idee avveniristiche che gli vengono esposte per cui potrebbe capitare che l'opera provvisionale per realizzare quella "idea" costi più dell'opera da realizzare. Nella mia esperienza è successo spesso, più con grossi costruttori che con i piccoli, che veniva realizzata la struttura dell'edificio e solo dopo venivano chiamati gli impiantisti, con la sorpresa, che non era stata prevista nessuna forometria ne verticale ne orizzontale, nessun spazio tecnico per alloggiare gli impianti con problemi micidiali del "fatti più in la'", poiché spesso nelle grandi città ogni centimetro è d'oro per le vendite delle superfici commerciali. Il risultato che viene puntualmente fuori è catastrofico, in quanto gli spazi ed i passaggi tecnici vengono "rimediati" ed inventati in fase esecutiva e le distanze tecniche che gli impianti devono avere l'uno con l'altro e con i muri per questioni, per esempio di isolamento, sono sacrificati in luoghi angusti ed improbabili che per installarli diventa rischioso, ed ancora di più lo sarà la manutenzione futura.
Giuseppe Turrisi
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